Anche quest’anno siamo qui a commemorare i nostri caduti, che nelle ultime due guerre hanno sacrificato le loro vite per difendere la Patria. Alcuni di noi pensano in particolare a un proprio caro o conoscente, presente tra questi caduti. Ma sono trascorsi più di 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e delle persone conosciute, col passare del tempo, ormai la memoria si sta perdendo. Ma ognuno di noi qui presente in questa occasione, condivide la riconoscenza che dobbiamo a questi plesiensi e a tutti i caduti, che sono morti con lo scopo di difendere i loro cari, i loro compaesani, i loro compatrioti, l’Italia intera. Condividere questa riconoscenza, anche solo con la presenza, crea un senso di comunità e di vicinanza, che non può che farci bene in questo periodo in cui una nuova guerra bussa alla porta.
“La nostra storia, anche quella di oggi, è frutto anche di quel dolore. E ha valore proprio perché ne ha saputo fare memoria. Quei sacrifici non sono stati vani. Perché nella consapevolezza di quanto sia terribile la guerra si è radicato nel cuore della nostra Europa il dovere ineludibile della pace. Non è un caso se a sognare e a costruire i pilastri dell’unità europea sia stata la generazione che avvertiva le cicatrici dei due conflitti mondiali. E l’unità europea, che ha visto collaborare in spirito di amicizia Paesi e popoli che si erano contrapposti e combattuti, è stata il presidio più forte per garantire pace, sicurezza, prosperità e sviluppo al nostro Continente. Ci siamo abituati alla pace.” (discorso Presidente Repubblica a Bari) All’inizio di quest’anno, però, nella nostra Europa, la tragedia della guerra è ricomparsa; la Federazione russa ha aggredito l’Ucraina e il suo popolo e lì da febbraio si combatte, si muore. Una situazione che non avrebbe mai dovuto succedere, inaccettabile. Allo stato
attuale non abbiamo previsioni di quando, ma sappiamo che questa tragedia finirà, come son finite tutte le guerre. Questo ci angoscia; mentre nel nostro animo sentiamo una estrema necessita di pace. Non vogliamo e non possiamo abituarci alla guerra, sarebbe portare l’orologio della storia a ritroso di un secolo. Questa triste situazione parla alla responsabilità delle istituzioni, perché la pace necessita di essere costantemente costruita, soprattutto nella coscienza delle nuove generazioni, che solo ora vedono cosa è la guerra e che danni crea. Noi, parte della comunità europea, perché condividiamo i medesimi valori di diritti e libertà e fraternità, dobbiamo essere spronati a far tutto il possibile perché questo finisca. Ci aiuta la nostra costituzione che “ripudia la guerra”, ma dice anche che “la sicurezza e la pace” sono beni che vanno difesi, sebbene ciò possa essere difficile e spesso doloroso. Ma la nostra presenza in questo luogo, oltre al ricordo dei caduti e di tutti coloro che hanno sofferto per la guerra, deve anche significare l’assunzione di un impegno: tramandare ai nostri figli, ai nostri giovani la memoria del sacrificio e la necessità, da parte di chi fortunatamente la guerra non l’ha vissuta, di contribuire per quanto è loro possibile al mantenimento della pace, partecipando sempre con maggior consapevolezza alla vita economica, culturale e politica della nostra comunità e dell’Italia intera.
Ancora un referente grazie ai nostri caduti.
Celestino Pedrazzini Sindaco pro tempore
Un particolare ringraziamento all’Associazione Alpini di Plesio, che in queste occasioni non fanno mancare la loro collaborazione.